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Le unioni civili.

Discutiamo il decreto Cirinnà.


Il dibattito sulle unioni civili prosegue nel nostro Paese e le posizioni si stanno radicalizzando.


Da una parte i movimenti integralisti cattolici, sostenuti da uno schieramento politico conservatore eterogeneo, spingono per il no, proponendo varie iniziative, tra le quali preghiere continuate e organizzate affinché non passi questa legge, identificata come contraria alla famiglia e l’ormai noto Family Day, che si svolgerà domani a Roma con l’intenzione di difendere i diritti delle cosiddette famiglie tradizionali. D’altra parte molti gruppi, soprattutto dei movimenti LGBT ma non solo, sono scesi in piazza a manifestare per l’approvazione di un decreto proposto dal Governo che possa riconoscere loro dei diritti di cui ora non godono. Quasi cento piazze in Italia, ma anche all’estero, si sono riempite lo scorso 23 Gennaio con lo slogan “Sveglia Italia”.

Come definito all’articolo 1 del decreto che in questo momento sta passando per l’approvazione al Senato, “la presente legge disciplina i diritti e i doveri dell'unione di persone maggiorenni, anche dello stesso sesso, quale formazione sociale costituita da persone legate da vincoli affettivi e stabilmente conviventi.” Una legge che da anni prova a passare in Italia e fortemente richiesta dall’Europa, dove in quasi tutti i Paesi esiste una qualche forma di riconoscimento di queste unioni. Parliamo, quindi, di estendere uno dei diritti sanciti nella Dichiarazione dei Diritti Sessuali, promulgata nel 2014 dall’Associazione Mondiale di Sessuologia (WAS), ovvero la libertà di unione e di costituzione di una famiglia anche alle coppie omosessuali o a quelle coppie eterosessuali che, pur percependosi come coppia stabile, non condividono l’ideologia del matrimonio.

Il punto più controverso del decreto riguarda la step-child adoption, la possibilità, ovvero, per il partner di adottare il figlio del compagno. La paura più grande concerne l’idea che garantisce questo diritto sia il primo passo per aprire la strada a uteri in affitto, adozioni a coppie gay e condizioni similari, viste dai contestatori come un’affermazione dell’egoismo personale dei futuri genitori, piuttosto che come un diritto. Sicuramente è difficile esprimere un parere etico univoco, considerando che da un lato abbiamo il diritto di un individuo e di una coppia alla genitorialità ma dall’altro il diritto di un bambino di crescere in un ambiente utile ed arricchente per la sua crescita come un individuo sano. In questi casi sarebbe, dunque, utile appellarsi alla scienza. Sottolineo, quindi, che le ricerche internazionali confermano che i bambini cresciuti in famiglie omogenitoriali hanno un esito di sviluppo paragonabile a coloro cresciuti nelle famiglie eterosessuali; mi sembra, inoltre, che il decreto in discussione non proponga niente che ci avvicini a forme di adozione per gli omosessuali ma prevede il semplice riconoscimento giuridico delle unioni e offrono la possibilità per i bambini orfani di un genitore di fasi adottare dall’attuale partner del proprio genitore. Credo dovremmo essere tutti concordi che tale diritto non può che aggiungere una risorsa per lo sviluppo del bambino!








ultima modifica: 07/03/2016

in: Approfondimenti sulla sessualità / Sessualità e altro