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La Pedofilia - Una possibile causa

Cos'è? Cosa si può fare?


La più famosa tra le perversioni sessuali e che riempie i casi di cronaca nera


PRIMA PARTE

Affrontare una tematica come quella della pedofilia non è mai facile, sia perché si va a toccare uno degli argomenti più attuali e dolorosi che ci possano essere, sia perché farlo in uno spazio limitato, come può esserlo quello di una pagina su internet, non può ovviamente andare ad esaurire un discorso complesso come quello della parafilia più odiosa, che va a toccare quelli che sono i più indifesi e i più innocenti, i bambini.

Cerchiamo un attimo di fare il punto su cos'è la pedofilia: di cosa si tratta? Come nasce? Cosa si può fare?

Innanzitutto essa rientra nella categoria delle parafilie, le perversioni sessuali, ed è una delle otto riconosciute dal DSM, il manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali. Secondo il manuale, il pedofilo, per essere riconosciuto tale, deve avere più di 16 anni, essere maggiore di almeno 5 anni rispetto al bambino oggetto delle sue attenzioni. L'attività sessuale deve coinvolgere bambini in età prepubere, ovvero al di sotto dei 14 anni, altrimenti la nomenclatura esatta è “pederastia”, una delle moltissime “parafilie non altrimenti specificate” (sono moltissime).

Il pedofilo può essere latente, ovvero nonostante provi attrazione ed eccitazione sessuale nei confronti dei bambini, riesce a trattenersi in qualche modo dal trasformare in atto la sua pulsione.

Coloro che invece la mettono in atto, e badate bene sembrano essere una netta minoranza, per fortuna, hanno un'eziopatogenesi del disturbo ancora non certa, se non nel ricondurre la nascita del disturbo stesso già nell'età infantile. Si sono ipotizzate cause biologiche e di condizionamento (un'esposizione diretta ed indiretta del bambino a stimoli di natura sessuale) ma la più nota è “la teoria dell'abusatore abusato” dove si ipotizzava che il soggetto adulto replicava la vittimizzazione subita da bambino.

Il trattamento del paziente pedofilo è estremamente complesso sia per via del disturbo in sé (le parafilie sono già di per sé di difficile trattamento), sia per la motivazione del paziente stesso, solitamente molto scarsa e per questo vicina a quella dei tossicodipendenti.

Solitamente è di natura multimodale, ovvero composto da numerosi interventi di varia natura tra i quali una parte importante è composta dalla prevenzione della ricaduta, molto simile a quella utilizzata appunto con i pazienti dipendenti da sostanze.


Dott Francesco Battista


SECONDA PARTE


I casi di pedofilia sono frequenti e periodicamente emerge anche qualche caso in cui un bambino/a perde la vita. Cosi come la bambina di Caivano, Fortuna Loffredo, 6 anni, deceduta perchè gettata giù da balcone, dopo essere stata vittima di abusi sessuali per molto tempo (così scritto sui giornali).

La morte di una infante, sopratutto dopo aver subito abusi sessuali da un pedofilo, attiva molte emozioni, che portano ognuno di noi ad esprimere una opinione sopratutto in base alle emozioni che vengono attivate.

Così come ha fatto Augias le cui frasi hanno fatto molto scalpore... cosi come hanno fatto 2 conduttori di una Radio romana – RADIO RADIO – i quali rispetto all'argomento discutevano sull'importanza del contesto, dell'ambiente, dei costumi come facilitatori di tali situazioni.

Valutando nell'insieme coloro che hanno strumenti PUBBLICI per poter esprimere il loro pensiero e poter quindi stabilirne "la colpa" emerge che il fenomeno ha dei responsabili...



Il pedofilo è colui che, guardato sotto un'altro punto di vista, va alla ricerca di qualcosa di cui sente il bisogno, ma che potrebbe non essere il sesso. Egli è sempre nell'errore, fondamentalmente perchè abusa di un bambino per prendere ciò che un bambino non può dargli.

I bambini non danno sesso ma attivano molta tenerezza nell'uomo. Il contatto costante con un bambino ci permette, se noi ce lo concediamo, d'incontrare emozioni più profonde che con il tempo tendiamo a perdere ed una di queste è la tenerezza. L'accettazione di entrare in contatto con la nostra tenerezza più profonda, ci addolcisce, ci rende morbidi, ci emoziona. Un pedofilo non riesce in questo scopo. Egli trasforma il suo bisogno di entrare in contatto con la sua tenerezza in sesso...quindi egli sessualizza un suo bisogno profondo.

Quando si ipotizza che un pedofilo potrebbe essere colui che ripropone l'abuso subito, potremmo anche pensare di non allontanarci troppo dalla verità...non perchè viene riproposto l'abuso ma perchè a quel bambino, in quel momento storico gli fu tolta la sua innocenza. Una continua violazione, porta poi il bambino ad irrigidirsi, allontanandolo sempre più dal contatto con la sua tenerezza...ecco quindi che da adulto, nella ricerca della sua tenerezza, egli utilizza l'unica strada che gli è stata insegnata. Attraverso l'abuso gli è stata portata via la tenerezza e crede che utilizzando tale strada lui possa recuperarla. Quello che secondo me il pedofilo non "vede", e per questo perpetua l'abuso, e non chiede quasi mai aiuto ad un professionista, è che possano esistere altre strade per guarire la sua ferita.

Le soluzioni che vengono proposte per risolvere il problema della pedofilia sono diverse e spesso nate da nostre paure, dolori o impotenze. Possiamo uccidere i pedofili o castrarli ma questo non credo possa risolvere il problema alla radice. Tutti temiamo per i nostri figli ma poche sono le soluzioni legate invece alla Prevenzione. Del resto questa è una Società che Cura e non che Previene.

Dott. Giacomo Del Monte

www.sessuologo-psicologo-roma.com

www.sessuologogiacomodelmonte.com














ultima modifica: 06/06/2016

in: Disturbi e terapie sessuali / Parafilie