Intimità e collusione
(Norsa,Zavattini)
Dott. Silvia Corrent, 30/07/2016
Gli autori mettono in evidenza che si possono curare le relazioni con le relazioni nell'idea che il rapporto di coppia sia uno dei potenti organizzatori (o disorganizzatori) degli affetti nella vita delle persone e delle funzioni legate alla genitorialità. L'ambito è quello della psicoanalisi con particolare riferimento sia alle più recenti teorie sulle relazioni oggettuali, sia alla teoria degli "affetti" che rappresenta un ponte tra psicoanalisi e psicopatologia dello sviluppo.
Nel
corso di una relazione significativa é possibile osservare in ognuno
dei due partner la formazione di un aspetto del sé complementare
all'oggetto, ossia quell'aspetto della rappresentazione del sé che
si adatta con la rappresentazione dell'oggetto. Questo adattamento
può essere considerato più una combinazione dinamica (che risentirà
anche delle tappe elaborative interne del ciclo vitale) che un
adattamento reciproco statico.In
questa prospettiva é stato messo in evidenza non solo il tema
dell'uso dell'altro come una dimensione fondamentale all'interno dei
rapporti umani e che, in quanto tale, non può non essere esplorata,
ma anche il tema dell'uso della reciprocità nella relazione, ciò
che con espressione felice é stato definito "l'incastro di due
mondi interni" o più recentemente da Sandler (1993) nei termini
di un'attualizzazione della relazione di ruolo. In questo senso
il matrimonio potrebbe essere interpretato come il tentativo di
risolvere, in senso propulsivo, oppure regressivo, le tematiche
interne individuali. Si potrebbe forse aggiungere in questa direzione
che probabilmente la relazione della coppia adulta "si presta"
a innescare fantasie e attese legate a un "affido reciproco"
di aspetti del proprio mondo interno. Questo "affido" non é
da vedersi necessariamente come negativo o patologico, l'altro può
essere usato cioè in modo "propulsivo" per conoscersi,
crescere, ma può anche essere usato in modo "delirante".
Così come si potrebbe aggiungere può esservi una "compiacenza",
una "disponibilità" dell'altro, nel co-creare una
relazione distorta, collusiva. Possiamo cioè interrogarci sull'uso
che viene fatto della relazione rispetto alla funzione di
un'autoregolazione, se essa é nella direzione di una possibilità di
riparazione e disconferma delle proprie aspettative di una relazione
interna disadattiva o se essa tende a riproporre una costante , per
quanto dolorosa possa essere, cioè una proposta inconscia di
relazione che l'individuo avanza cercando di anticipare le attese al
fine di assicurarsi una "prevedibilità" che mantenga la
coesione del sé. Può cioè essere messo in atto un "copione"
che si impone sulla capacità di assicurare un senso di sicurezza e
comprensione reciproca, o addirittura si innesca una combinazione
peggiorativa che determina un circolo vizioso in cui a qualcuno deve
essere assegnato il senso di fallimento, di non rispondenza, di
incapacità.
In altri termini se da un lato con un nuovo incontro vi é la speranza di trovare un'alternativa ai propri schemi, si può tuttavia percepire l'altro solo negli aspetti che si teme di incontrare e che porta, "inevitabilmente", a favorire nell'altro, o fare in modo che l'altro favorisca in lui, soltanto la comparsa di alcuni aspetti invece che altri. Il rischio di una situazione del genere é che la "costante relazionale negativa", invece di essere smentita si avviti su se stessa per cui temendo di danneggiare l'altro tramite le proprie aspettative ci si autoregoli sempre più contro di lui e lo si danneggi sempre di più.
Lo
strumento cardine nella tecnica terapeutica é l'interpretazione e ha
come "ingresso" quello rappresentazionale e come strategia
terapeutica, ovverosia come teoria del cambiamento o "bersaglio",
la modificazione delle relazioni interne . Si può precisare che la
terapia di coppia psicoanalitica condivide con l'intervento
psicoanalitico classico sul singolo individuo il lavoro
dell'elaborazione e la possibile modificazione delle relazioni
interne (internal object relations), sto facendo in questo caso
riferimento al mondo rappresentazionale dei singoli partner. Tuttavia
ha come peculiarità la comprensione dell'intreccio ossia dell'uso
reciproco dell'altro per autoregolare il proprio equilibrio, anche se
ciò può essere considerato sia sul versante propulsivo e riparativo
(monitoraggio affettivo reciproco), sia sul versante francamente
disadattivo e confermante gli aspetti coattivi e ripetitivi
(collusione).
Rispetto a questo secondo livello va precisato che
il portato teorico riguarda più una causalità circolare, relativa
cioè ai temi della reciprocità inconscia dell'uso dell'altro e
della relazione. Altro parametro in comune con la tecnica
psicoanalitica classica é la comprensione del transfert e del
controtransfert, anche se indubbiamente un setting che prevede la
co-presenza dei due partner presenta delle peculiarità. Faccio
riferimento a quanto ormai mi sembra condiviso dalla letteratura sul
tema: ossia che i due coniugi vengono "portando" già un
loro transfert, ossia la relazione di coppia può già essere
descritta di per sé come una relazione transferale.
La
complessità della trasmissione dei modelli operativi interni e il
sempre maggiore avvertimento nella letteratura psicoanalitica del
transfert come lo scenario in cui possono prendere forma, o per
meglio dire, possono "attualizzarsi" varie e diverse
configurazioni delle rappresentazioni interne, può essere di
notevole aiuto per comprendere l'aspetto multivariato che si
ripropone negli scambi che avvengono nella terapia di coppia
psicoanalitica, ma deve essere letto nella direzione di una
complessità del mondo rappresentazionale e dell'aspetto molteplice
delle identificazioni. Il legame di coppia è infatti ascrivibile al
bisogno di ciascuno di riproporre all'interno di un nuovo contesto
relazionale quelle specifiche configurazioni di sé in relazione agli
oggetti significativi interni, sebbene non vada trascurato il fatto
che alla formazione del legame concorrono anche modalità difensive,
organizzate in funzione di evitare un eccesso di sofferenza psichica
In questo senso la relazione terapeutica con la coppia, come
qualunque contesto terapeutico, si costituisce come un "campo
relazionale condiviso" e si avvale dunque di un setting e un
transfert, ma, a differenza del contesto terapeutico individuale,
bisognerà tenere contemporaneamente conto di un altro transfert,
precostituito rispetto a quello terapeutico, ossia il transfert
all'interno della relazione dei coniugi .Benché l'essere coinvolti
in un tale tipo di relazione determina una aumentata vulnerabilità
ad essere condizionati dall'altro a livelli molto profondi, tuttavia
va aggiunto che la individualità del singolo non si identifica
totalmente con le relazioni in cui è calato. Questo implica che in
seduta la relazione di transfert verso il terapeuta può riattivare
aspetti delle dinamiche interne di ciascuno che sono silenti nel
legame con il coniuge. L'agire per indurre l'altro a reagire, un
aspetto che riveste un particolare significato affettivo nell'assetto
collusivo della coppia, quando viene attivato all'interno del
contesto terapeutico può diventare fonte di ascolto e comprensione
di livelli complessi del singolo e della relazione della coppia. La
relazione di transfert della coppia con il terapeuta diviene infatti
un parametro di estrema importanza per valutare la gamma delle
rappresentazioni di relazioni diadiche e triadiche di ciascuno, e
poter valutare se c'è qualche risorsa al di là di quegli schemi
rigidi e ripetitivi attivati dalla interazione con il coniuge e che
determinano la situazione di sofferenza e impotenza. In altri
termini il tema della coppia interna può essere letto sia nella
direzione delle capacità sodali e riparative, sia nella direzione di
una sorta di "complicità inconscia", un "patto
difensivo" che assicura un possibile equilibrio ed adattamento,
seppure nevrotico, se non psicotico, che potrà opporre una "dura
resistenza" ai tentativi di cambiamento nei termini già messi
in evidenza da Freud per il paziente singolo, a cui va aggiunto
quanto la evoluzione della tecnica psicoanalitica ha colto come fonte
di informazione sulle strategie inconsce messe in atto e sulle
ragioni dei fenomeni di "induzione". In questa prospettiva
si può ipotizzare che nel lavoro con le coppie esistano due livelli
a)
il transfert tra i due membri della coppia, o transfert di coppia
b)
il transfert sulla coppia terapeutica
La co-presenza di questi due aspetti rende arduo il lavoro con le coppie rispetto al lavoro con pazienti singoli. Bisogna cioè misurarsi non solo con i problemi della categorizzazione ed attribuzione affettiva di ruoli o di interiorizzazioni interne nella direzione sia del transfert negativo che di quello positivo ed idealizzato, ma anche con il doppio compito di capire la funzione di contenimento reciproca e di collusione che viene portata in seduta perché sia vista, ma in parte anche "fatta agire", all'interno della dinamiche transferali. Ciò che rende veramente particolare il lavoro con le coppie é che si ha a che fare con una relazione di transfert naturale , consolidata e con un proprio assetto, di cui necessita farsi una precisa idea nel trattamento terapeutico, a cui va aggiunto il ruolo delle varie combinazioni diadiche e triadiche e la possibile differenziazione delle relazioni transferali sia verso uno dei due terapeuti, sia verso la coppia terapeutica in quanto tale.
Su tali premesse l'autore presenta un caso di psicoterapia di coppia condotto all'interno del teoria della tecnica psicoanalitica di cui delinea i passaggi cruciali dello intervento assumendo come corollario, in linea con i recenti modelli in psicoanalisi, l'idea che lo stato interno di un soggetto sia regolato tramite il rapporto con l'altro. Su questi presupposti il rapporto di coppia viene interpretato sul piano motivazionale come funzione del "monitoraggio affettivo reciproco", oppure come il prevalere di una "costanza relazionale negativa" che invece di smentire le attese degli schemi interni disadattivi li conferma concorrendo al mantenimento di modalità ripetitive che premodellano ed influenzano il campo delle relazioni.
Confronto con altre letture e considerazioni personali:
Nei
termini recentemente percorsi da Stern (1995) si potrebbe dire che
nella terapia di coppia si ha a che fare nel medesimo tempo con il
mondo delle rappresentazioni interne dei pazienti e con il mondo
delle interazioni, bisogna cioè dirimere e comprendere i significati
e le funzioni affidate a questi due livelli. Questa caratteristica
del lavoro con le coppie indubbiamente si diversifica rispetto al
contesto della psicoanalisi classica, ma non é ignota, seppure su
impostazione teoriche diverse, a coloro che si occupano, nel
movimento psicoanalitico di gruppi o di pazienti "gravi"
nelle innovazioni e maggiore complessità portata avanti negli anni
sessanta dalla British School e successivamente negli Stati Uniti
(Rosenfeld ; Mitchell ). Nella letteratura specialistica sulla
terapia psicoanalitica di coppia che fa riferimento alla teorie delle
relazioni oggettuali: sia David e Jill Scharff che Ruszczynki
ritengono infatti il transfert tra i membri della coppia un aspetto
saliente e complesso da affrontare e caratterizzato da una
particolare mobilità che lo rende di più difficile comprensione.
David e Jill Scharff (1991) fanno riferimento sul piano teorico al
tema winnicottiano della differenza tra madre ambiente e madre
oggetto per delineare una differenza tra quello che chiamano
transfert contestuale e focalizzato. Il contextual transference
sarebbe legato alla responsività del paziente all'ambiente
terapeutico nel senso di atteggiamenti riguardo la cornice del
trattamento, resistenze inconsce in generale, specifici sentimenti
consci e comportamenti verso il terapeuta come un oggetto che offre
una situazione di sostegno. Al contrario, il focused trasference
riguarderebbe sentimenti che il paziente trasferisce sul terapeuta
come un oggetto di una relazione intima. Stanley Ruszczynki a sua
volta segnala il tema del transfert mutuo all'interno della coppia e
sottolinea che tale legame può essere così forte e difficile "da
toccare", che é possibile limitarsi ad interpretarlo solo
all'interno della coppia, a differenza di quelle situazioni in cui é
invece possibile fare un lavoro di maggiore approfondimento e si può
utilizzare ciò che viene proiettato sulla coppia terapeutica .Queste
varie considerazioni vanno nella direzione di vedere il transfert di
coppia come più complesso nei termini di quell'aspetto multivariato
messo in evidenza dalla ricerca clinica (Norsa, Zavattini). Vi é
inoltre da tenere conto del doppio registro presente in seduta
relativo ai legami transferali presenti tra i membri della coppia dei
pazienti e le attribuzioni di transfert sia sulla coppia terapeutica
come insieme (nel caso di un setting a quattro), sia su un dato
terapeuta o su entrambi in modo differenziato. Ciò rende
particolarmente prezioso l'uso attento del controtransfert come
capacità di riflettere "su quello che sta accadendo"
mentre si é "dentro quello che sta accadendo". Vorrei
inoltre aggiungere che per la tecnica da me utilizzata vi é una
certa attenzione sia alle peculiarità di cui un soggetto é
portatore, ossia della sua proposta inconscia di relazione, sia a
come i copioni individuali si intrecciano, cioè la collusione. Su
questi presupposti la tecnica di interpretazione dovrebbe essere in
grado di cogliere il doppio aspetto dato dalle dimensioni "condivise"
degli aspetti rappresentazionali e delle dimensioni più legate alle
dinamiche dei singoli. Si può comprendere quindi che su tali
presupposti il lavoro psicoanalitico con le coppie non si identifica
"necessariamente" come una fase preliminare ad un'analisi
individuale, oppure solo come una fase o un'area di sostegno a
genitori il cui figlio é in analisi personale, aspetto che deve
essere protetto e salvaguardato.
In realtà, l'area della relazione della coppia coniugale o della coppia genitoriale ha un suo spazio specifico, talora anche prioritario. Un intervento di questo tipo, che ha cioè come obiettivo quello di occuparsi sia delle dimensioni condivise che di quelle individuali, può durare dai tre a i cinque anni in media. Ciò non toglie che vi siano situazioni di intervento in qualità di psicoterapia breve o di consultazione lunga, come si suole dire, che possono durare pochi mesi e che hanno l'obiettivo di focalizzare un problema.
ultima modifica: 02/09/2016
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