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FEMALE CHILDREN SEXUAL OFFENDER.

Quando ad abusare sono le madri.


Dott. Silvia Corrent, 10/08/2016


“l’inferno dei viventi non è qualcosa che sarà, se ce n’è uno, è quello che è già qui, l’inferno che abitiamo tutti i giorni, che formiamo stando insieme. Due modi ci sono per non soffrirne. Il primo riesce facile a molti: accettare l’inferno e diventarne parte fino al punto di non vederlo più. Il secondo è rischioso ed esige attenzione e apprendimento continui: cercare e saper riconoscere chi e cosa, in mezzo all’inferno, non è inferno, e farlo durare e dargli spazio.” Italo Calvino – La città invisibile


Le persone ignorano o negano ciò che non sono disposte ad accettare o riconoscere. Il reato di abuso sessuale su minori da parte di donne sembra così innaturale che offende la morale umana. Le donne sono viste come sessualmente innocue per i bambini, il pensiero comune è “ che male poteva fargli senza un pene?”(IPA 1996) . E’ difficile capire come una donna sia fisicamente in grado di commettere uno stupro senza un organo genitale penetrativo. Nella ricerca accademica i reati sessuali femminili sono ignorati, le spiegazioni per questo potrebbero essere, in primo luogo, perché è pensiero comune che il numero di donne che commettono questo reato non sia rilevante. In secondo luogo, si segnala che l’abuso sessuale da parte di donne è per lo più nascosto nelle pratiche di cura di questi bambini come per esempio fare il bagno e vestirsi, ecco perché questo genere di abuso è meno rilevabile. In terzo luogo, si presume che la vittima si vergogni di quello che è successo e sia riluttante a denunciare l’accaduto per due motivi: le vittime possono temere di non essere credute ( “ Le donne non fanno queste cose. ”); le vittime, di sesso maschile, hanno paura di non essere considerati come “veri uomini”. (Faller 1987; Sarrel & Masters, 1982). La questione degli abusi da parte di donne sui bambini tende a suscitare forti reazioni della società. Da un lato, l’argomento suscita reazioni di ribrezzo e indignazione ; dall’altra, si pensa poter essere meno dannose e meno grave di altri tipi di violenze sessuali. L’abuso femminile non si adatta con la concezione che la società da’ alla femminilità, di cura, protezione, nutrimento, di non essere aggressiva né sessuale. Larson e Maison constatano:
Socialmente, noi, come cultura, troviamo particolarmente difficoltoso pensare che le donne possano abusare sessualmente dei bambini. La nostra eredità giudaica- cristiana pone l’accento sull’essere delle donne calorose, nutrici e madri” .
Per accettare l’idea che le donne possano abusare sessualmente dei bambini si devono combattere gli stereotipi sulla maternità e sul rapporto tra le donne e i bambini. La resistenza culturale ha ostacolato l’identificazione di crimini sessuali commessi da donne, anche se ne sono stati documentati casi dal 1930, nel 1980 sono stati descritti alcuni casi nella letteratura scientifica, ma solo nel ’90 si sono fatti studi più sistematici. L’ipotesi che la società non è disposta ad accettare che una donna, soprattutto una madre, possa abusare di un bambino, è supportata dal sistema giudiziario, che può non credere alle vittime e dare libertà vigilata o dare indulgenza nei confronti delle abusanti. Al contrario si condanna duramente gli autori di sesso maschile per lo stesso crimine. Ancora si continua a sostenere che l’abuso da parte del sesso femminile sia raro, ad esempio, nella discussione delle parafilie ( categoria diagnostica che comprende gli atti di esibizionismo, feticismo, froutterismo, pedofilia, masochismo sessuale, sadismo sessuale,travestitismo e voyeurismo); il Manuale Statistico e Diagnostico dei Disturbi Mentali, 5° edizione, indica che “ fatta eccezione per il masochismo sessuale, le parafilie non sono quasi mai diagnosticate in donne ” (APA 1994). Non si è ancora certi se l’eccitazione sessuale fornisca un importante fattore motivante per questo gruppo di persone. Tuttavia, le femmine rispetto ai maschi sono meno soggette ad una diagnosi di pedofilia La caratteristica essenziale di questo disturbo è una “ ricorrente, intenso stimolo sessuale e fantasie sessuali, con durata di almeno sei mesi , che coinvolgono attività sessuali con bambini in età pre- puberale” (DSM 5). Possono essere individuate due differenti tipologie diagnostiche di abusatori: individui che sono attratti sessualmente solo da bambini (Tipo Esclusivo) e coloro che sono talvolta attratti da adulti (Tipo non esclusivo). L’ osservazione clinica suggerisce che alcune donne possono essere incluse tra la tipologia “non esclusivo”.
Allo stesso modo O’Hogan dichiara che l’abuso sessuale femminile può essere considerato un aberrazione e che ha poca o nessuna importanza per i professionisti che lavorano con gli abusi su minori. Nonostante le recenti modifiche legislative che hanno cercato di sradicare la specificità di genere nelle leggi dei reati sessuali, alcune leggi degli Stati Uniti e nel Regno Unito, continuano a escludere le donne come potenziali autori di abusi sessuali. Nel 2003, nel Regno Unito, una donna non poteva essere accusata di commettere uno stupro e un uomo non poteva essere una vittima. Nello statuto dell’ Idaho, 2003°, (USA ) lo stupro è definito come la penetrazione, per quanto lieve, dell’apertura orale, vaginale o anale con il pene dell’abusante. Nel Missouri una donna può essere accusata di assistere ad uno stupro ma non è considerata in grado di commetterne uno da sola. Comunque, negli USA, molti stati usano, nelle definizioni di “violenza sessuale”, la neutralità di genere, per esempio lo statuto dell’Alaska (2002) recita “ L’autore commette il resto di violenza sessuale in primo grado se..” In Italia l’art. 3 della Legge 15 Febbraio 1997 n. 66 sancisce che “art. 609-bis (violenza sessuale) chiunque, con violenza o minaccia o mediante abuso di autorità, costringe taluno a compiere o subire atti sessuali è punito con reclusione a 5 a 10 anni.”. L’art. 4 specifica “art. 609-ter (circostanze aggravanti)- la pena della reclusione dai sei ai dodici anni se i fatti di cui all’articolo 609 bis sono commessi: 1) nei confronti di una persona che non ha compiuto anni quattordici; (…) 5) nei confronti di una persona che non ha compiuto gli anni sedici della quale il colpevole sia l’ascendente, il genitore anche adottivo , il tutore. La pena è della reclusione da sette a quattordici anni se il fatto è commesso nei confronti di persona che non ha compiuto gli anni 10 ” .

Una delle caratteristiche comunemente associata al profilo di personalità femminile  Sex Offender è che, molte di queste donne vengono da case abusive. Tendono a non avere senso di appartenenza e sono senza amici, come tali, cercano accettazione in modo anormale; usano la violenza come mezzo per creare un rapporto umano. Non si possono fare ipotesi sul tipo di donne che abusano di bambini, secondo Saradjian & Hanks (1996), perché possono essere di qualsiasi età, di qualsiasi livello di istruzione e di classe sociale. Ciò che si sa, tuttavia, è che abusando i bambini queste ottengono un senso di potere e di controllo che non hanno mai conosciuto.
Jennings (1994) individua 6 caratteristiche comuni nelle abusatrici di bambini:

• fascia d’età compresa tra i 16 e i 36;

• le vittime sono circa i due terzi femmine e un terzo maschi;

• le abusanti sono state, esse stesse, vittime di abusi;

• tendono ad avere estrema dipendenza o rifiuto per i maschi;

• sono comuni ad abuso di sostanze e problemi di salute mentale.

Inoltre, più tardi, Mathews et all (1991) raggruppano, in modo qualitativo, 3 tipologie di reato, basandosi sulla motivazione dell’offesa: • maestra-amante: Una donna che abusa di un’ adolescente, ma nega l'abuso e si sente di avere una storia d'amore con la vittima. • predisposizione intergenerazionale: una donna che ha una storia di abusi fisici e/ o sessuali, abusa di suo figlio o di un bambino di conoscenza. • maschio- forzata: una donna dipendente, che ha subito abusi lei stessa, partecipa (forzatamente) alla violenza su un bambino, iniziata dal proprio partner.
Faller (1987) ha sviluppato un sistema di classificazione delle abusanti, divide 5 categorie:

• Poli-incesto. In cui ci sono almeno 2 autori e le vittime sono in genere due o più;

• abuso monoparentale : in cui la madre abusa del/della figlio/a;

• abusanti psicotici: coloro che non hanno controllo degli impulsi libidici e sono psicotici;

• autore adolescente: ha accesso ai bambini in situazioni simili al babysitting e il suo comportamento sessuale ha lo scopo di auto-gratificarsi piuttosto che far piacere alla vittima;

• il violentatore non detentivo: non dispone dei diritti di custodia del proprio figlio.

Vandiver e Kercher (2004) distinguono invece sei tipi (in ordine di grandezza del gruppo):

• nutrice eterosessuale: simile al maestra-amante;

• autore omosessuale non criminale: una donna che abusa di giovani vittime di sesso femminile, spesso senza una storia di delinquenza o di ricaduta. Può essere che co-abusano con il loro marito;

• predatore sessuale femminile: una donna di circa 30 anni che abusa di giovani vittime di sex M in media 11 anni);

• sfruttatrice: aggredisce i bambini (M e F);

• criminale omosessuale: una donna anziana con un alto rischio di ricaduta per qualsiasi tipo di reato, che forza bambine o giovani adulte in atti sessuali e talvolta alla prostituzione;

• reato aggressivo omosessuale: simile al precedente ma le vittime sono soprattutto adulte

. E’ possibile che i sottotipi autore non criminale omosessuale, predatore sessuale e di criminale omosessuale sono madri che co-offendono con il loro partner, e siano in realtà variazioni del tipo “ maschio- forzata” di Mathews.

Nathan e Ward (2001) presentano sottotipi del gruppo psicologicamente disturbato che co-offende basata esclusivamente sulla loro esperienza clinica con Female Children Sexual Offenders. Essi sostengono che ci sono tre sottotipi possibili:

• la vittima compiacente: riguarda anche donne con bisogni di dipendenza forte che sono psicologicamente disturbate e che possono contribuire indirettamente ad abusi permettendo il verificarsi di situazioni che aumentano il rischio di abuso. Queste donne sono suscettibili di avere scarsa stima di sé e possono essere manipolate alla produzione di attività sessuali sadomaso (Nathan Ward e 2001).

• la respinta: La donna è stata respinta sessualmente dal partner in favore di un bambino e ha risposto con rabbia, gelosia e vendetta. Questo sottotipo può comprendere anche le donne che si sentono respinte dai loro stessi figli e abusano sessualmente dei bambini nel tentativo di riprendere il controllo.

• alleato disposto / impostore: si riferisce a donne con problemi di autostima patologico che si attribuiscono ad un maschio dominante con parafilie e / o tratti anti-sociali. Il suo ruolo passivo può nascondere la sua vera partecipazione e responsabilità. Queste donne diventano impostori, nel senso che esse sono disposte a partecipare alla violenza sessuale. Tuttavia, nonostante si perfezionano i modelli di classificazione, molte teorie non sono ancora adeguatamente supportate da dati empirici.

Molte donne hanno creduto che per raggiungere l’intimità con il partner dovevano fornirgli piaceri sessuali. Abusare dei bambini diviene così, un gioco erotico per il compagno.

Le esperienze di abusi sono stati suddivisi in 3 livelli di gravità (Russell,1984):

• grave: comprende il rapporto sessuale, penetrazione vaginale o anale (con dita o oggetti), fallatio e cunnilingus.

• moderato: contatto genitale, accarezzare senza penetrazione, rapporto simulato.

• lieve: baciare in modo sensuale o inviti sessuali.
Autori di reati sessuali femminili, a causa di probabili traumi infantili gravi, come abusi sessuali, hanno poche competenze per negoziare i loro contatti sociali e sessuali. Un distorto valore sessuale, di credenze e conoscenze, insieme con un indigenza emotiva e problemi di dipendenza, aumentano il loro rischio per l'avvio di relazioni disfunzionali. Non hanno competenze per ottenere soddisfazioni dei loro bisogni emotivi e sessuali da partner “giusti”, cioè sani, adulti e consenzienti.

Le colpevoli di reati sessuali hanno alcune caratteristiche comuni con i colpevoli maschi, ma anche alcune necessità diverse. Ricerche hanno indicato che le donne offendono in circostanze diverse dagli uomini. Le donne tendono a immedesimarsi in ruoli di protettrici, mentre per gli uomini e’ più probabile essere degli estranei. Kaufman, Wallace, Johnson e Reeder (1995) hanno scoperto che per le donne e’ più probabile che sia coinvolto un co-autore del reato e per sfruttare le loro vittime quanto gli uomini, mentre per gli uomini è più probabile che usino doni e che siano più sessualmente invasivi. Autori di entrambi i sessi sembrano avere in comune percezioni, fantasie ed eccitazione devianti, credenze distorte riguardanti i minori. Infine, abusano di sostanze per regolare l'umore disforico o per facilitare il comportamento offensivo (Faller, 1987). Rispetto ai maschi che abusano sessualmente dei bambini, c'è un livello superiore di incesto tra donne (Adshead, Howett, & Mason, 1994). Stoller (1975) afferma che le femmine hanno un maggior bisogno di nutrimento e di intimità, rapporto di costanza e di controllo che si riflette nella natura dei loro illeciti. Pertanto, a differenza degli uomini, le donne possono essere più attaccate alle vittime dei loro abusi. Le donne di solito non offendono sconosciuti o vittime non-familiari, mentre gli uomini spesso hanno bersagli sconosciuti (Welldon, 1996). Nonostante l'attaccamento maggiore apparente alle loro vittime, le donne possono visualizzare la relazione madre-bambino come insoddisfacente e negativa, mentre la delinquenza maschile può visualizzare il rapporto con le loro vittime come positivo e reciprocamente vantaggiosa (Kramer, 1980). Si può anche aggiungere che nel complesso le molestatrici sessuali hanno meno problemi legali e sono più favorevoli ad avviare una terapia. (Vandiver & Walker, 2002). Di conseguenza, i reati a sfondo sessuale femminile possono non essere ricondotte nelle stesse tipologie e nei modelli di rischio che sono stati sviluppati per reati a sfondo sessuale maschile. Un’altra differenza è nei tassi di recidiva sessuale: I maschi ricadono in recidive più spesso delle donne. (Cortoni & Hanson, 2005; Poels, 2007). Questa differenza non riguarda solo l’abuso sessuale. Ad esempio si riscontra che i trasgressori maschi hanno tassi di recidiva significativamente più alti anche per reati violenti, violazioni della proprietà, reati di droga e altri reati. I fattori che favoriscono una recidiva di un abuso sessuale femminile dopo una prima condanna per un reato sessuale sono:

• più vittime nella precedente condanna,

• avere più condanne per infrazione,

• età dell’autore aumentata. 


Questo risultato indica che una maggiore età è un fattore che riduce la probabilità di una recidiva nei reati sessuali perpetrati dal sesso maschile, mentre è un fattore di rischio per le donne. I comportamenti sessuali delle adolescenti incriminate per violenze sessuali sono paragonabili, per frequenza e ampiezza, a quelli dei loro colleghi maschi (Mathews, Hunter, e Vuz, 1997). I tassi d'arresto per i reati sessuali e stupri commessi dalle femmine adolescenti sembrano essere in aumento più rapidamente di quelli maschili: dal 39,9% e 14,8per violenza sessuale, rispettivamente, tra il 1988 e il 1997, rispetto ad un aumento del 9,4% e 6,3% per violenza sessuale, nei maschi durante lo stesso periodo. I comportamenti impiegati nel reato sessuale sono simili a quelli utilizzati da autori maschi, vanno dall’ accarezzare al sesso orale e vaginale, e rapporti anali. A differenza dell’autrice donna adulta, le adolescenti non agiscono sotto costrizione di un co- autore. Le ragazze adolescenti tendono ad offendere più vittime, che sono in genere bambini piccoli, spesso di età inferiore ai cinque anni, di entrambi i sessi. Le vittime tendono ad essere conosciute dall'autore del reato e il più delle volte sono un parente. Inoltre le ragazze che abusano hanno storie di maltrattamenti più gravi, rispetto ai ragazzi, e presentano più spesso un Disturbo Post- traumatico da stress. Mathews (1989) ha trovato le seguenti differenze nei modelli di abuso da parte di autori maschi e autrici femmine: • Le donne abusanti, a differenza dei maschi, raramente costringono qualcuno ad essere complice; • le donne usano meno spesso la forza e la violenza per commettere i loro crimini; • le donne sono meno propense a negare l’abuso e sono più disposte ad accettare le responsabilità del loro comportamento; • le donne iniziano ad abusare da un età più avanzata; • le donne usano meno spesso minacce per mettere a tacere le vittime; • le donne tendono ad auto-punirsi.
Attualmente c’è poca ricerca sulle somiglianze/differenze tra i colpevoli di reati sessuali maschili e femminili, ma sembrerebbe che le donne propendano verso le loro vittime in modo simile a quello degli uomini e usino processi simili per superare le inibizioni o i sentimenti di colpevolezza Comunque, al momento non e’ chiaro se le donne colpevoli abbiano lo stesso o un diverso sistema di opinione (cognizione) che le ha portate a offendere, come è stato identificato nel comportamento maschile.

QUANDO AD ABUSARE è LA MADRE.
C'è qualcosa di una madre ... Quando lei ti abusa, che rimanda a un senso ancora maggiore di disperazione di quando lo fa un padre. Nei miei sogni, ho castrato mio padre e l’ho soffocato. Ma non posso attaccare mia madre. Sono combattuto tra amore e odio”.                                                                                               (Vittima Uomo)                                    
Ci si pone una domanda: quali condizioni aumentano il rischio che i bambini vittime d abusi sessuali svilupperanno difficoltà psico-sociali in età adulta? (Rind, Tromovitch e Basuerman, 1998). Le ipotesi sono: l’incesto da parte di un genitore aumenta le possibilità di avere problemi sociali in età adulta; l’iniziale percezione positiva dell’abuso attenua il rischio di problemi di adattamento in età adulta. L’incesto da parte di madre sembra essere particolarmente dannoso, anche rispetto all’ incesto da parte del padre. Gli uomini vittime delle loro madri segnalano problemi interpersonali e sono più vulnerabili ai sintomi rispetto a uomini abusati dai padri. In terapia riportano vergogna, rabbia e profonda tristezza, in quanto hanno subito violenza da parte di chi avrebbe dovuto insegnar loro ad amare, la fiducia e a sentirsi sicuri nel mondo. Una vittima descrive la sua esperienza come “l’essenza assoluta del caos”. In età adulta la rabbia , l’aggressività e l’incapacità di fidarsi ha infierito sui tentativi, di questi uomini, di avere relazioni intime. Essere le vittime di abusi femminili che, secondo lo stereotipo, sono più deboli degli uomini, può essere difficile da tollerare, conseguentemente sentimenti di vergogna e di rabbia possono essere diretti verso le donne con le quali sono coinvolti intimamente in età adulta. Alle madri sono concessi compiti come fare il bagno, vestire i bambini, dare affetto fisico e dormire insieme ai figli. Stimolare eccessivamente il contatto fisico durante questi compiti di vigilanza materna non è ritenuto “abuso”, nonostante può causare danni a lungo termine. L'accrescere la consapevolezza pubblica della natura potenzialmente sottile di incesto madrefiglio è chiaramente necessario, data la tendenza alla negazione di questa forma di abuso sessuale. La percezione positiva iniziale dell’abuso può mediare il legame tra una storia di incesto madre-figlio e gli esiti negativi in età adulta. Il piacere provato porta alla vergogna e all’odio di se stessi; questi sentimenti causano problemi a lungo termine come rabbia e aggressività nelle relazioni intime. Invece, lle prime reazioni negative possono minacciare il rapporto madre- figlio e questo può portare ad una strategia di coping di tipo evitante o di negazione dei sentimenti negativi o dell’abuso stesso, volta a tutelare il rapporto, riducendo al minimo il significato dell’incesto. L’uso di strategie di questo tipo ha, tuttavia un costo, poiché sono state collegate a problemi psico- sociali. Kramer definisce questo tipo di abuso come “ deliberata e ripetitivo eccesso di stimolazione dei genitali, ano o seni, come gioco sessuale reciproco che la madre istiga”.
Il trauma profondo che l’incesto madre-figlio provoca, supera di gran lunga qualsiasi tipo di beneficio che è stato talvolta pensato di ricevere da esso dalle autrici del reato.
Se una madre abusa di sua figlia, la vittima dell’abuso può provare vergogna e sensi di colpa, può attribuire a se stessa una cattiveria intrinseca. Il senso di colpa porta ad un falso empowerment e all’auto-lesionismo e senso di disgusto per se stessi. L’obiettivo della terapia è di fermare la spirale di vergogna : far ricadere la colpa sull’autore, arrivando ad accettare la propria impotenza come bambina vittima e costruendo un’autostima come adulto sopravvissuto. Quando un danno è stato inflitto sul corpo, le reazioni possono essere diverse. Alcuni possono gridare di dolore. Altri possono rapidamente cercare di ridurre al minimo il male. Per necessità, troviamo un modo per farvi fronte. Per le donne abusate la necessità di far fronte è profonda. Si tratta di vita e morte, è questo, dopo tutto, quello che le rende sopravvissute. Le donne possono reagire e affrontare l’abuso sessuale in più modi. Alcune delle strategie di coping includono una via di fuga attraverso la scuola e gli amici, così facendo si ritrova la “normalità” tra i coetanei e ci si rifugia in un mondo “fantastico”. Altre strategie sono più auto-distruttive, autolesioniste e l’uso di droga e / o di abuso di alcool. Un'altra strategia di resistenza è dire a qualcuno dell'abuso subito. Queste rivelazioni sono spesso prese con incredulità e come risultato, la maggior parte di loro è cresciuta pensando che nessuno l’avrebbe creduta, anche se avessero trovato il coraggio di parlare. Così, le donne, avendo paura di non essere credute, o di generare convinzioni sbagliati negli altri, rimangono in silenzio. La costruzione sociale della definizione di madre e di violenza agisce come barriera al riconoscimento di una madre potenzialmente in grado di abusare sessualmente il suo bambino. Molte donne entrano in contatto con medici, infermieri, insegnanti, case famiglia, la polizia e i tribunali per questioni relative al probabile abuso sessuale. In uno studio di Peter (2008) è stato riscontrato un caso in cui una bambina in età prepuberale, andò dal medico con sua madre. Esaminando la zona vaginale, ha semplicemente informato la madre che l’ imene della bambina era stato infranto. Implicite nelle sue azioni sono state le ipotesi che nessun abuso sessuale era stato perpetrato, e che la madre poteva non essere coinvolta nella rottura dell’ imene di sua figlia, forse per l'assenza di un pene. Purtroppo il dottore si sbagliava in entrambi i casi. Una delle molte umiliazioni di abuso sessuale infantile è che spesso i sopravvissuti sono appesi alla speranza che l'età adulta porterà l'indipendenza e la fuga dal dolore (Blume, 1990). Ma, come Judith Herman (1992) scrive.
La personalità formata in un ambiente di controllo coercitivo non si adatta bene alla vita adulta. Il sopravvissuto è lasciato con problemi fondamentali nella fiducia di base, l'autonomia e iniziativa. . . gravata da maggiori svalutazioni di cura di sé, nella cognizione e memoria, nell’ identità, e nella capacità di formare relazioni stabili. Lei è ancora prigioniera della sua infanzia, cercando di crearsi una nuova vita, incontrerà di nuovo il trauma.”
In molti modi, queste donne non hanno nulla di diverso da superstiti di abusi sessuali perpetrati da uomini: hanno enormi difficoltà con l’autostima, con la fiducia degli altri e con le relazioni che formano (Blume, 1990; Courtois, 1988). Tuttavia, la maggior parte delle donne che raccontano di questi abusi materni parlano di un ulteriore impatto, quello del tradimento, della stigmatizzazione e dello sviluppo di un' identità alterata. Ciò, se filtrato attraverso la logica di una bambina, si traduce nella sensazione che ci deve essere qualcosa di essenzialmente sbagliato in lei. Il comportamento abusivo di una madre verso una figlia rompe una fiducia, che non è facilmente ricostruibile e che, pertanto, viene trasferita a tutte le donne. E’ questa fiducia in frantumi che definisce l’abuso sessuale materno come il più dannoso. Sembra che il maggior senso di tradimento derivi, almeno in parte dalla convinzione che un genere condiviso dovrebbe tradursi in una maggiore cura empatica (Ogilvie & Daniluk, 1995). A questo proposito, sembra esserci un presupposto di una unità implicita delle donne, specialmente all'interno della famiglia (Riley, 1988).                          

IN CONCLUSIONE..
Da quando le vittime di abuso sessuale femminile iniziano a fornire preziose informazioni delle loro esperienze, la comunità delle scienze sociali e la società nel suo complesso è in grado di comprendere l’entità del problema e gli esiti devastanti per le vittime. Nonostante il numero di studi su questi reati sono limitati si può rispondere a chi pensa che le donne non sono in grado di poter fare, che SI, le donne possono fare anche queste cose. Più recentemente, uno studio del Regno Unito (NSPCC, 2007) ha dimostrato che la prevalenza di abusi sui minori perpetrati dal genere femminile è un elemento di preoccupazione. Tra il 2005 e il 2006, l'82% dei soggetti che ha dichiarato di essere stato abusato sessualmente ha identificato il genere del loro violentatore. È interessante notare che, il 5% delle ragazze e il 44% dei ragazzi ha dichiarato che il loro aggressore era di sesso femminile. In sintesi, anche se sembrano esserci più forme di tipologie derivanti dalla letteratura, alcune convergenze di base sono state stabilite. Ci sono donne che si dedicano agli adolescenti, di solito di sesso maschile, alcune che offendono accanto ad un co-autore di sesso maschile (a volte forzate e talvolta no), altre che si rivolgono specificamente a bambini in età pre-pubere, ed altre ancora che offendono come parte di una carriera criminale più ampia. Le limitazioni nella ricerca è che si usano piccoli campioni e specifiche popolazioni rendendo difficile la generalizzazione. La ricerca e la letteratura riguardanti FCSOs sembrano che stiano guadagnando attenzione e slancio negli ultimi dieci anni, anche se la maggior parte degli studi sono stati condotti su campioni molto piccoli e raramente includono gruppi di paragone pertinente, se esaminati nel loro insieme. E’ sorprendente che i professionisti non abbiano ancora generato una teoria in grado di spiegare l’abuso sessuale su minori. È probabile che questo avvenga perché gli operatori non ritengono di avere sufficienti prove empiriche per costruire una teoria. In questo senso quindi, può essere consigliabile per i ricercatori di generare una teoria sulle relazioni che le abusanti hanno con le cognizioni, comportamenti e le influenze associate ai loro reati. Queste tecniche sono state estremamente influenti nella letteratura MCSO, generando nuovi concetti precedentemente inutilizzati all'interno della letteratura. Se esiste una parità dei sessi, una parità di possibilità, se gli uomini, in un epoca in cui il ruolo di genere sta prendendo nuove forme, possono essere dei cuochi e possono saper cambiare il pannolino ai neonati, le donne possono essere stupratrici. Sottovalutare il problema significa inciampare nell’errore che la società nel suo insieme fa da sempre credere che una cosa non possa essere perché non è una realtà che la tocca da vicino. Non si percepisce la gravità della questione se non ci si sente vulnerabili ad essa. Gli abusi da parte di donne, per adesso, e per quanto possiamo sapere da dati ufficiali, non toccano percentuali alte, ma perché bisogna aspettare che questo accada? La percentuale non indica lo 0% ma numeri che sono sempre di più in evoluzione e in crescita. Anche se così non fosse, anche se fosse l’1 % dei casi di abusi, non è lo stesso importante salvaguardare quel l’1% di bambini? Non bisogna muovere i mari per salvaguardare dei bambini, il primo passo potrebbe essere semplicemente che si inizi a credere possibile che ciò accada. Così, quando un bambino o un adulto sopravvissuto, andrà a raccontare il fatto agli amici, al terapeuta, alla polizia, ci sarà qualcuno pronto ad aiutarlo e a proteggerlo.    

Le meno astute delle donne hanno un'infinità di trappole; la più sciocca trionfa grazie alla poca diffidenza che ispira.”                                                                           (Honoré de Balzac 1799-1850)

Dott.ssa Silvia Corrent











ultima modifica: 04/12/2016

in: Disturbi e terapie sessuali / Parafilie